28 settembre 2010

La settimana scorsa son passata in biblioteca a restituire dei libri e mentre attendevo la "responsabile restituzioni" ho fatto una frettolosa passeggiatina tra gli scaffali. Fortunatamente la mia attenzione è caduta su un titolo che mi ritornava...Incompreso.
Cavoli che film meraviglioso: con l'eccellente Margherita Buy, per me una delle migliori attrici italiane, e Luca Zingaretti, altro interprete molto, molto bravo, per non parlare dell'ambientazione toscana, altra terra a me cara e per cui ho un debole innato.
Ho visto il film, la terza versione, costruita come fiction, una sola volta, tanto tempo fa e mi ha rivoltato letteralmente l'anima. Straziato. Ho pianto come poche volte ho fatto, e purtroppo non ho potuto rivederlo.
Ricordando con piacere il film ne ho approfittato e preso il libro, letto il giorno dopo tutto d'un fiato.
Florence Montgomery ha una penna discreta, per nulla pompata ma efficace: racconta la storia di un parlamentare inglese dell'800 alle prese con una famiglia da recuperare. La morte precoce della moglie malata lo lascia da solo con i due figli maschi, il più grande forte, spensierato e introverso, il piccolino di salute molto debole ma sempre caldo e affettuoso.
Nelle pagine scritte la madre non trova spazio come nel film, in cui tutta la prima parte è dedicata al profondo rapporto tra la figura femminile e il primogenito. Ciò nonostante è reso ancor più forte, con qualche richiamo qua e là, mentre i bambini ammirano il ritratto della madre o quando i rimproveri della governante feriscono il maggiore dei due, ricordandogli il vuoto, la perdita subita, che sempre lo difendeva.
Tuttavia il film ha stravolto, come sempre d'altronde, la trama della Montgomery: oltre al fatto che la storia si svolge nell'Italia della seconda metà degli anni '50, senza parlare della seconda storia d'amore del padre, il senso d'allegria perenne, di  spensieratezza e anche d'incoscienza del figlio maggiore, viene completamente abbandonato.
Nella regia di Enrico Oldoini è stata esasperata l'incomprensione del bambino e sottolineata fin troppo la gelosia nei confronti del fratellino, palesemente preferito dal padre.
Credo sia per questo che la lettura non ha sortito gli stessi effetti della visione televisiva, ma mi ha piacevolmente sorpreso, richiamando momenti dell'infanzia, quelli in cui ci si chiede il perché di ogni cosa, elaborando personali teorie o meglio motivazioni bizzarre, atte a giustificare altre stranezze tipiche della mente infantile.
Lo consiglio fortemente a tutti gli amanti della lettura dal cuore tenero, come me, e se potete, leggetelo prima del film. Nel caso non vi abbia convinti, vi linko qualche altra recensione.

Posted on martedì, settembre 28, 2010 by Unknown

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20 settembre 2010



La partenza per Verona è ormai vicina e un weekend rilassante per distrarmi da tutte le preoccupazioni ci voleva proprio.
Il merito va tutto al moroso che ha saputo organizzare, tutto da solo, una due giorni di totale relax nel migliore dei modi.
Partenza sabato mattina per le 11:00, nonostante la pioggia il viaggio è stato tranquillo e non troppo noioso, ma questo grazie al Defender 90, uno dei migliori acquisti del papi.
Arrivo dunque, dopo due orette abbondanti, all'albergo Triglav di Bled, molto intimo ed elegante ma dall'accoglienza familiare.
La fortuna, è proprio il caso di dirlo, è stata dalla nostra: a causa della pioggia qualche turista doveva aver rinunciato al weekend country nella vicina Bohinj per l'annuale festa delle vacche, e così si era liberata una suite, quasi apposta per noi!
Sistemati i bagagli ci siamo rimessi subito in carreggiata per l'immancabile dose di cultura: direzione Radovljca al museo d'apicoltura. Dopo l'interessante visita siamo tornati in albergo a goderci i servizi delle 4 stelle.
Una nuotata nella piscina interna giusto per sgranchirci, godendo del suggestivo paesaggio ormai già autunnale, con la nebbia sul lago, la pioggia fitta fitta e un'incantevole cielo grigiastro.
Non potevamo certamente farci mancare la sauna, forse un pò troppo umida e calda per essere una finlandese ma come sempre rilassante. Il caldo mi ha ricordato la settimana trascorsa a Creta...quando il sole mi cucinava sulle pietre del palazzo di Festo, o la notte sudavo come un cinghiale solo dormendo...ah che bello!
Un sorso di ottimo succo ai mirtilli per sistemare sali e zuccheri, una doccia bollente e ancora relax nel salotto della suite guardando un torneo di snooker, gioco da biliardo a me sconosciuto fino a quel momento.
L'ora di cena era timidamente arrivata: ad aspettarci c'era Vila Mangart.
L'atmosfera era incantevole: luci soffuse, una tavola elegantemente imbandita e in sottofondo cover di canzoni romantiche riproposte solo al pianoforte . Le pietanze non sono state certamente da meno: io ho preso una zuppa di piselli e menta (che fatalità mi ero sognata di proporre qualche sera fà poi sostituita all'ultimo con delle penne alle zucchine), petto d'anatra in salsa di zenzero con cous cous di verdure e sorbetto di avocado e per concludere dello strudel di mele caldo; il moroso invece ha scelto delle bavette ai funghi galletti, un secondo con due varietà di carne servite con porri e purea di patate e per finire dei gnocchetti di formaggio con salsa ai frutti di bosco.
Il pinot grigio per la cenetta a lume di candela era la ciliegina sulla torta!
La mattina dopo il buffet dell'albergo era ineccepibile ed altrettanto è stata la romantica passeggiata attorno al lago di Bled fortunatamente non più bagnato dall'incessante pioggia ma dai raggi di un caldo, seppur timido, sole di settembre.
Ah, se per il mio trasferimento a Verona il papi ha organizzato questo dolcissimo weekend...chissà cosa potrebbe inventarsi se per il master dovessi andarmene all'estero?!

Posted on lunedì, settembre 20, 2010 by Unknown

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16 settembre 2010

Il mio ultimo viaggetto estivo, destinazione Creta.
Dopo l'avventura in moto dell'anno scorso nella bellissima nonché materna terra sarda, io e il papi abbiamo deciso di tornare a trascorrere qualche giorno al caldo, ma purtroppo, sta volta, senza la sua bimba, la Bmw R1150R con cui abbiamo girato in lungo e in largo tuuuutta la Sardegna, al ritmo di 300 km al giorno, o poco via.
Ebbene, estate 2010 all'insegna del bel mare, della buona cucina, della storia e delle escursioni!
Il viaggio l'abbiamo organizzato con l'agenzia slovena Kompas, ottima: andata e ritorno Lubiana-Iraklio con settimana in albergo con sola colazione a 299 euro, non scherzo signori.
Partenza sabato 21 alle 12:40 dall'aeroporto sloveno e arrivo a Creta per le 16, ore locali (lì l'orologio corre un'ora avanti al nostro). Super pacchia all'aeroporto greco (aeroporto civile e militare): tranne il fatto che i tabelloni non indicavano da nessuna parte dove sarebbero arrivati i bagagli, due donzelle della Kompas ci attendevano all'esterno per accompagnarci nei pulmini che ci avrebbero portato in albergo. Dei tanti presenti sul pullman, 6 coppie, e un trio composto da nonna e nipotini, hanno pernottato nel nostro stesso albergo, Smaragdine beach hotel. Graziose stanze in stile spartano, con un bagnetto...vabbè, diciamo che i greci non badano molto alla pulizia personale, quindi niente bidet e doccia poco pratica.
Aperitivo d'arrivo in uno dei tanti pub lungo la strada di Stalida, il villaggio dove abbiamo dormito tutte e sette le notti. Avrei fatto volentieri il bis visto che lì una birra grande costa da 1,50 euro a massimo 2 euro...
ma non potevamo arrivare troppo brilli al meeting fissato alle 20:30 in un albergo vicino al nostro, in cui la tutor dell'agenzia ci ha fornito cartina e info utili per poter godere al massimo del soggiorno.
Ci attendeva una cena a dir poco singolare presso la Taverna Kotsos, un tipico ristorantino greco gestito da una famiglia del posto. Questo episodio ve lo racconto per intero perché merita: arriviamo al ristorante per le 22 circa, e c'era il pienone. Mi avvicino all'uomo addetto alla griglia per chiedergli un tavolino per due, e l'omino mi suggerisce gentilmente di chiedere alla sorella, la cameriera che stava giusto entrando. La signora in questione era grassa, non proprio di bell'aspetto e anche sgarbata, caratteristica che però abbiamo scoperto non essere propriamente sua, infatti per il resto delle volte che siamo andati a rinfocillarci nello stesso ristorante, si è dimostrata particolarmente gentile. Si trattava dello stress da folla forse.
Comunque siamo riusciti a sederci ad un tavolo, ma non da soli. Mentre la cameriera cercava di infilare un tavolino in una delle file già imbandite e occupate, un signore le ha detto di lasciar perdere perché ci voleva al suo tavolo visto che stava andando via. Il gentile signore, l'ho riconosciuto solo più tardi, era il gestore del nostro albergo, che stava cenando in compagnia della figlia. Ci ha ordinato la cena, ci ha offerto il vino e dopo 40 minuti, lentissimi, ha deciso di lasciarci soli soletti, andando a godersi il resto della sua cena a casa con la figlioletta.
Ebbene, due piatti d'agnello alla griglia servito con contorno di patate fritte (il contorno arriva di default e compreso nel prezzo con il piatto di carne, non serve ordinarlo a parte), insalata greca abbondante per due, fiori di zucca ripieni serviti con un formaggio spalmabile greco, pane e vino...a soli 29, 90 euro.

Il giorno dopo è arrivato in compagnia di qualche nuvola: sveglia alle 7:15, colazione abbondante con fichi greci (piccolissimi rispetto ai nostri) pane fresco, olive greche e i soliti prosciutto, formaggio, marmellata, succo di frutta e caffè; noleggio dell'auto e partenza alle 9:20 in direzione Vai, la spiaggia sulla punta est dell'isola, famosa per il palmeto più grande d'Europa, in cui c'hanno detto sia stato girato lo spot del Bounty.

Arrivo alle 11:50, prima del previsto considerando che la strada fatta passava per Agios Nikolaos, Sitia e tutti i paesini lì intorno. Il panorama è molto simile a quello sardo, ci sono addirittura più capre, e le si trovano veramente ovunque!!!
capre, ulivi e vento: l'essenza greca
Goduta la spiaggia per qualche ora, giusto il tempo di far abbrustolire un pò il papi, che da quel giorno ha deciso di chiamarsi "l'aragosto", siamo tornati indietro a visitare Sitia, molto carina e molto più curata rispetto ad altre città più grandi. Altrettanto carina ma molto più turistica Agios Nikolaos: punta tutto sul laghetto da poco collegato al mare, peccato però non venga tenuto benissimo (non so se le immondizie accumulate negl'anni siano solo opera dei turisti, anzi).
tramonto ad Agio Nikolaos
barche di pescatori al lago
Cena romantica sul mare a Sisi, un paesino di pescatori che a dir il vero ci ha lasciati un pò delusi per la qualità: cozze alla greca, lumachine di mare di cui vado ghiotta, pasticcio alla cretese identico alla nostra pasta pasticciata, una specie di ratauille al forno con anche le patate, due birre grandi, più uva e rakia offerti a 37 euro e qualcosa.
Ovviamente nulla rispetto ai prezzi del nord est o in generale d'Italia, ma abbiamo quasi rimpianto la taverna della sera prima.
La seconda notte è stata decisamente migliore della precedente; il papi si è ricordato d'aver scaricato un programmino sul cellulare che emette ultrasuoni anti zanzare...una mano santa!

La mattina del 23 agosto purtroppo c'erano ancora delle nuvole minacciose, così fatta la colazione, alle ore 8:53 siamo partiti subito per Knosso, ma lì il sole batteva forte e la gran folla intorno non aiutava la visita. 

parte ricostruita del palazzo
l'originale rimasto
Io e il papi non ci siamo muniti di guida italiana e non l'abbiamo neanche desiderata... origliando, ci siamo resi conto che tutte quelle presenti lungo il percorso dicevano cose diverse, evidentemente condite da qualche info e ricordo personale. 
Comunque, se avrete la fortuna di andarci, leggete quanto scritto nelle guide presenti ad ogni tappa e avrete sicuramente notizie migliori!
Il tempo ci aveva presi per il c... infatti arrivati alla baia di Agia Pelagia, quasi completamente rocciosa, con una spiaggetta piccolissima, larga forse 1,50 m e lunga una 50ina di metri, è arrivata la pioggia, così siamo tornati di corsa a Iraklio per visitare la capitale. Quel giorno la sorte non ci voleva proprio al mare, perché appena arrivati è rispuntato il sole. 
Una passeggiatina per le vie pedonali, un'occhiata alla chiesa di San Tito, alla loggia e alla fortezza veneziana, rinfrescata dagli spruzzi che arrivavano dalle alte onde del mare e, ovviamente, una visita al museo archeologico. 
loggia veneziana adibita a Municipio
un pappàs davanti la chiesa di San Tito
la fortezza del porto veneziano
Vi do un'info interessante, sia al palazzo di Knosso che al museo archeologico di Iraklio, esibendo la mia tessera Erdisu sono entrata senza pagare il biglietto, quindi se l'avete con voi, tiratela fuori!
Il museo seppur molto piccolo, un solo piano da visitare, è molto carino: ci sono certi oggetti personali, collane, anelli, orecchini di una bellezza e di una raffinatezza tale, che se li esibissero in una gioielleria d'oggi, li preferiremmo di sicuro ai patacconi pesanti della Breil o della Guess! 
Al museo ci sono anche anfore, vasi, utensili e armi fatti a mano, di diverse età; c'è ovviamente il disco di Festo, e anche un sarcofago singolare oltre che per le decorazioni, soprattutto per le dimensioni: lungo al massimo 90 cm; certo che all'epoca erano proprio microscopici! E io che mi lagno di essere bassa...
Finita la passeggiatina per la capitale, siamo andati dritti a Stalida per restituire l'auto noleggiata. La stancante passeggiata ha lasciato il segno: tornando verso l'albergo ho cominciato a blaterare parole strane, come miglia grista, pensando d'aver detto griglia mista. Uno dei tanti effetti del caldo, senza contare che ormai la fame si faceva sentire, così doccia veloce, un pò di riposo, e a cena sul presto, di nuovo alla taverna Kotsos. Alle 22:30 eravamo già a nanna, d'altronde il giorno dopo ci aspettava una sfacchinata...

Sveglia alle 4:40, zaino in spalla pronti ad attendere la corriera delle 5:10 che ci avrebbe portati alle Gole di Samaria. Appena poggiate le chiappe sul sedile ho preso sonno, ma purtroppo alle 7:30 una voce fastidiosa, non tanto per la tonalità, quanto per il pessimo inglese, mi ha risvegliata. La guida, capii poi, era tedesca, pronunciava tutte le v come f e parlava lentissimamente, tanto da far pensare al papi che forse era venuta a tenere un corso di inglese per principianti.
Sosta pipì e colazione, ri-sosta alle 9:35 a Omalos per vestirsi e preparasi alla camminata, e finalmente, alle 9:52 partenza!

inizio del percorso
 La guida ha ripetuto per tutto il tempo che la camminata sarebbe stata moooolto dura e difficile, stancante e difficile, lunga e difficile...terrorismo psicologico che mi ha fatto veramente preoccupare. In realtà poi ho capito: il pericolo stava, non tanto nel percorso, ma nella gente incompetente che aveva deciso di affrontarlo in infradito o mano nella mano con il proprio compagno così da sbarrare la strada.
Se hai da percorrere 18 km a piedi tra i sassi, le rocce scivolose perché consumate, il terriccio sabbioso e il sole cocente che ti batte costantemente sulla testa, potrai mica venirci in pareo e con le ciabattine?! In alternativa usate:
ciucchini per i culi pesanti
omini tibetani, seguiteli e non vi perderete
Io e il papi che siamo ganzi, abbiamo superato i primi impediti e proseguito per i fatti nostri così, alle 11:08, a 4 km dalla partenza, eravamo al primo villaggetto, Agio Nikolaos, con una piccolissima chiesetta in pietra e qualche panca per i già stanchi. 
esterno della chiesetta di Agio Nikolaos
Via quasi senza sosta per raggiungere Samaria, ore 12:10 a 7 km circa dalla partenza. La città abbandonata nel paleolitico, poi ripopolata fino a inizio secolo quando il governo ha pagato gli autoctoni per lasciare la zona destinata al parco nazionale, è fatta di soli muretti a secco, alberi di fico, ulivi ovviamente, e le caprette Kri Kri, molto strane, ma facili da avvicinare...
una Kri Kri in primo piano: guardate la pupilla, paura!
ghiotti di fichi
Ci siamo fermati giusto per la pipì e far asciugare le schiene sudate, ma poi subito giù, verso la gola vera e propria.

nella gola
una gola...nella gola
Un percorso bellissimo, tra pietre candide, alcuni boschetti di sempre verde, il ruscelletto fresco d'acqua potabile e le altissime pareti di pietra, 300 m sopra di noi, che si ergevano esibendo tutti i loro strati.
Attraversato il punto più stretto della gola, solo 3 m tra le pareti, ci aspettava l'ingresso al parco nazionale, preceduto da un pit stop gelato, in uno dei bar presenti a fine percorso. 
Mancavano solo 2 km alla città, o meglio al villaggetto Agia Roumeli, affacciato sul mar libico.
terra cretese e mar libico
Ore 15:15, giù gli zaini, via le scarpe, uno sguardo alle vesciche, via i vestiti, su i costumi e corsa in acqua...aaaaaaaaa, meraviglioso! Sabbia nera, anzi più che sabbia pietrine nere, su cui pressare i piedi a mo' di massaggio plantare; acqua limpidissima e fresca. Un tuffo di qua, un tuffo di là e via sotto la doccia.
Visto che il ritrovo con la guida era previsto alle 17:00 al bar dietro la spiaggia, abbiamo deciso di asciugarci e poi rivestirci subito per l'appuntamento...a saperlo prima avrei fatto un altro bagnetto, infatti la guida e gli incompetenti, forse solo imbranati, di cui parlavo priva, son arrivati appena alle 17:40.
Alle 18:15 circa siamo ripartiti con il battello che ci ha portato a Sfakia, dove ci attendeva la corriera della mattina. Tornando verso Rethimno non si poteva far a meno di notare la tendenza araba, nei colori e nelle costruzioni, di tutta la parte meridionale di Creta, molto differente da quella "nordica" in cui soggiornavamo. 
Alle 22:40, dopo più di 3 ore di strada, siamo arrivati finalmente a Stalida, e la fame si faceva sentire da troppo tempo, così la doccia ha lasciato il posto al rifornimento...e che rifornimento! Due birre grandi, un piattone di insalata greca e un piattone misto di pietanze greche (moussakà, stufato d'agnello con cipolle, involtini di vite, polpette di non so cosa ma aromaticissime, peperone ripieno di riso e qualcosa al ginepro, patate lesse, pomodori, salsa tzatziki) a soli 21 euro! A pancia piena ci siamo avviati verso l'albergo, una doccia fresca visti i perenni 35° C e a nanna. Che giornata ragazzi!

Il 25 agosto, invece, è stato dedicato al più completo e assoluto ozio: sveglia alle 8:30, colazione, alle 10:00 in spiaggia, due sdraio e ombrellone a 5 euro, sole non stop e acqua da favola, cristallina e con onde pazzesche!
Abbandonata la spiaggia ci aspettava solo un aperitivo, nulla a che vedere con quelli cui siamo abituati: cocktail di ogni tipo, serviti al tavolo con tanto di fetta di melone, bandierina, ombrellino di carta, stelle di capodanno e immancabili arachidi, alla bellezza di 3 euro l'uno.
l'aperitivo 
 Bevuti due a testa avevamo una ciucca! Che fare se non godercela aggiungendo un pò di vino?! Allora via alla taverna Kotsos, a mangiare di tutto e di più, con grappa e frutta offerta, non arrivando mai ai 30 euro!

Ore 7:30, sveglia serena, neanche l'ombra del mal di testa post sbornia. La colazione ci attendeva di sotto, il solito George sembrava un pò irritato, ma il papi mi ha giustamente fatto notare che tutti i greci, a quell'ora, sono un pò irritati...
Quel giorno toccava la visita al palazzo di Festo, ma per l'occasione la macchina fornitaci da solito noleggiatore furbone (faceva pagare un prezzo ma sulla fattura ne scriveva un altro) non "iera scoverta", quindi aria condizionata a manetta, ed erano solo le 8:58!
Quel giorno è stato veramente allucinante, il caldo non faceva respirare, batteva costantemente e senza un bava di vento, così la visita a Festo è stata abbastanza sofferta, ma a dirla tutta, meglio di quella di Knosso; sarà stato il caldo o l'ora precoce in cui siamo arrivati, ma c'erano pochissime persone, forse due coppie oltre a noi. 

:"papi muoviti a fare la foto che sto per fondermi"
(A si, per questa visita la tessera Erdisu non è stata riconosciuta valida perché sprovvista di data, quindi se avete qualche altro documento che attesti che siete studenti, badate bene che riporti almeno l'inizio della vostra carriera universitaria). 
Il palazzo è completamente in pietra, nessuna parte muraria o stanza o anfora ricostruita come a Knosso, e poi si può camminare ovunque, si può andare in tutte le stanze, visitare il teatro, di cui rimangono solo dei spogli gradini; si può ammirare ciò che resta dell'entrata principale, di fronte al cortile colonnato, e si può entrare anche nelle stanze dei reali. Insomma lo si può vedere in lungo e in largo. 
a sx stanze, al centro il papi, a dx i magazzini
Conclusa la visita per le 11:25, ci siamo avviati boccheggianti verso Matala, la rinomata baia scelta come dimora dagli Hippie negli ultimi anni '60. La spiaggia pendente e l'acqua verde ricordano un pò Torre dei corsari, a Pistis, nel sud-ovest della Sardegna; c'è da dire che non è molto grande, ma quel cimitero romano scavato nella roccia dorata, da cui salendoci si può ammirare la baia, è veramente carino!
la spiaggia di Malia
il dorato cimitero romano...e l'entrata nelle stanze 
mica scemi gli hippy: che vista!
Proprio per il caldo eccessivo abbiamo abbandonato anche la spiaggia, dove pensavamo di trovare refrigerio, così alle15:15 circa eravamo già in macchina diretti a Lassithi, che mio moroso ha giustamente definito "l'orto di Creta". Il Plateau sembra infatti l'unica parte dell'isola, coltivata non solo a  uliveto, infatti ci sono alberi da frutto, campi di patate e qualche vigna (anche queste, come quelle sarde, sono molto basse, circa 60cm da terra). La piana è rinomata perché i villaggi che la circondano sembrano memorie di un tempo per noi più che passato: vecchiette di nero vestite con il foulard sul capo, asini usati come mezzi di trasporto e vecchi signori che battono carte e bicchieri di vino nell'unico bar del paese; ma è particolare anche per i mulini ad acqua, o meglio per ciò che ne resta, 6000 in tutto (vi assicuro che ne ho visti moooooolti di meno).
manca solo Don Chisciotte
un vecchietto locale
Da bravi italiani, dopo la doccia post gita, siamo andati a cercar ristoro già alle 20, ore in cui praticamente non si vede nessun greco mangiare! La sera prima ci aveva incuriosito un ristorante di cucina greca, gestito però da un italiano, così siamo andati a provarlo.
Il mezzo genovese e mezzo milanese trasferitosi a Creta da 10 anni, ci ha propinato dei piatti buonissimi: il papi agnello al forno con feta e patate in terracotta, io stufato d'agnello con salsa al limone e carciofi, il tutto contornato da zucchine e patate lesse, carote saltate, pomodori, cetrioli, insalata e erbe selvatiche. Spazzolato i piattoni ci siamo concessi anche un dolcetto: ravioli fritti, ripieni di un formaggio di capra, dalla consistenza simile alla ricotta, serviti su una salsa al cioccolato e cosparsi di miele nostrano, ovviamente di timo! Non sapete che bontà, se l'ho mangiato addirittura io, che da quando mia madre ricordi ho sempre detestato il formaggio...Non potevamo che bere birra, anche quella locale, 3 bei boccaloni, a cui poi si sono aggiunti due bicchierini di rakia gustati con qualche dolcissimo acino d'uva. Non crederete a ciò che leggerete: 27, 30 euro, invidiosi eh?!

L'abbuffata mi ha causato uno stato di catalessi quasi immediato una volta a letto; meglio così visto la levataccia del mattino seguente: ore 4:00 sveglia, ore 4:27 partenza verso Anogia, ore 5:59 arrivo a Plateau of Nidas, quota 1400m, mezz'oretta di nanne, ore 6:30 via a camminare, meta: vetta dello Psiloritis, quota 2456m...ma questa giornata ve la faccio raccontare dal moroso.

L'ultimo giorno, è stato il peggiore. Direte voi per la fine della vacanza, macché...era il caldo atroce a renderlo così insopportabile. Ve lo assicuro! Chi mi conosce sa che io bramo il sole, sono una di quelle che si mette tipo lucertola d'estate ad assorbire ogni raggio, come dice il papi sono un girasole. Ma quel giorno, assicuro io, era insopportabile, camminavo rasente i muri per cercare un pò d'ombra. Peccato che arrivata a Lubiana, rimpiangevo l'afa delle ore precedenti. Ad accoglierci c'erano pioggia e una decina di gradi in meno.

Vi ho raccontato molto della vacanza, prezzi ecc per darvi l'idea di ciò che vi aspetta una volta a Creta. La vita lì scorre  molto più lentamente rispetto ai nostri ritmi, infatti la parola d'ordine è sigà sigà, piano piano.
Dalle 13 alle 17 è difficile trovare qualcosa aperto, se non in zone prettamente turistiche.
Il cibo è ottimo e come vi ho detto non costa nulla; sappiate però che l'acqua dei rubinetti non è potabile quindi dovrete andare a fare rifornimento al supermercato dove troverete sempre e comunque le bottiglie già fresche; e state tranquilli non spenderete nulla: pensate che una confezione da 3 litri in bottigliette da 0,5cl costa 1,30euro!
La pulizia lascia molto a desiderare, sia negli alberghi che nelle città, ma è una peculiarità tutta greca, non pensate di essere finiti chissà in che buco dell'isola. 
Ricordate: non si può buttare la carta igienica nel water, ci sono dei cestini appositi in ogni bagno, che si tratti di quello della vostra stanza d'albergo o di quello pubblico nel parco della capitale o di quello di un bar.
Il panorama e il mare sono stupendi, e anche la gente non è male; anche se all'inizio sembrano ostili, poi si mostrano particolarmente cordiali, quasi si affezionano.




Posted on giovedì, settembre 16, 2010 by Unknown

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15 settembre 2010

Oriana Fallaci. Uno dei personaggi italiani da ammirare, una delle più grandi giornaliste e delle migliori persone che io abbia mai conosciuto. Certo non parlo di una conoscenza personale, piuttosto di un rapporto cresciuto ad ogni libro da lei scritto, ad ogni notizia biografica scovata, ad ogni articolo pubblicato, scoprendo una sintonia tale, difficilmente pensabile se non tra persone che convivono o condividono qualcosa, un pezzo di vita, un'esperienza, tra persone che si conoscono, che si toccano e che si raccontano guardandosi negli occhi e ascoltando le proprie voci.
Io invece ho letto i suoi pensieri, immaginato il suo sguardo e toccato solo la carta stampata, rilegata e venduta in libreria con su trascritta in romanzo, in autobiografia o in critica, la sua personalità.
Delle sue opere ho letto Lettera a un bambino mai nato, Niente e così sia, Penelope alla guerra, La rabbia e l'orgoglio, La forza della ragione, Oriana Fallaci intervista se stessa Un uomo, e quest'ultimo è certamente il più intenso che, fin'ora, ho scoperto.
La tragedia narrata è quella di un uomo tormentato perché cosciente "del sangue e della merda", dell'ipocrisia nel mondo, nella sua Grecia; un poeta dilaniato dalla volontà di contrastare un potere incontrastabile e per questo in un precario stato emotivo, in bilico perenne tra l'euforica rincorsa al miraggio, all'utopia e la deprimente rassegnazione, la consapevole sconfitta. E' la storia dell'uomo che la Fallaci ha amato, ha seguito per tre anni, lunghi e tormentati, in cui ha interpretato fedelmente il ruolo di Sancho Panza, per lei costruito da Alekos Panagulis, un eroe, un combattente della resistenza greca, morto per ideali degni, ma non "convenienti".
La storia d'amore è così strana, non una love story da favola, è una passione mentale, una nauseante dipendenza anch'essa sempre tesa tra sentimenti agli antipodi, che solo poi, forse tardi, possono far parlare d'amore i due protagonisti.
La lettura non è facile, la storia di Panagulis è pregna di sofferenza, un dolore continuo dalla sua cattura dopo il fallito attentato a Papadopulos, ai ripetuti trasferimenti di prigione in prigione, dall'incredibile scarcerazione alla miriade di progetti futuri, mai concretizzati e conclusi così come erano stati maturati. Si percepisce perfettamente il senso di vuoto che può provare solo una persona che ha lottato sempre, ad ogni occasione, a ogni condizione, dovendo poi, rassegnarsi; non è stata una rinuncia all'azione, ma una tacita arresa alle regole del gioco dei Potenti.
Se già c'era la stima nei confronti della Fallaci, una persona che fino all'ultimo non ha rinunciato a dire ciò che pensava, a denunciare le ingiustizie nel mondo e gli scomodi scheletri nell'ampio armadio italiano, con questo libro non poteva non crescere in me il rispetto per il combattente Panagulis, e la simpatia per la sua personalità strampalata e bizzarra.
"Il popolo insomma. Quel popolo che fino a ieri t'aveva scansato, lasciato solo come un cane scomodo, ignorandoti quando dicevi non lasciatevi intruppare dai dogmi, dalle uniformi, dalle dottrine, non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere. Ora ti ascoltavano, ora che eri morto."
Andare contro chi comanda, perché se è sbagliato si deve combattere, avere il coraggio di andare contro corrente. Ma ancora adesso non si può: anche davanti alle ovvie, palesi ingiustizie, chi parla viene zittito e da chi? Da chi ha il potere e dalle capre che lo seguono. Un Alekos Panagulis farebbe tanto comodo nell'Italia di oggi, non perché ci sia bisogno della morte di un contestatore, quanto per la forza delle sue proteste. Le stesse già scritte e ripetute dalla Fallaci, e cosa ne è rimasto? Nulla. C'è chi la ricorda solo come istigatrice alla violenza per le sue idee fermamente anti islamiche, ignoranti che non hanno mai letto nulla di lei e su di lei. Altri la apostrofano come fascista, ignoranti e imbecilli che non hanno idea della sua infanzia da partigiana, passata a portare fucili e mine ai resistenti che insieme al padre combattevano la sciagura italiana, il Duce.
Qualche lettura sugli autori prima di giudicarli, qualche conoscenza delle persone prima di etichettarle...
Ma sono degna io di pensarmi una Panagulis? Posso io credere di somigliargli solo perché non faccio parte del gregge, del popolo prostrato ai piedi di chi oggi detiene il potere, di chi domani lo deterrà?
Non ho mai fatto nulla di concreto sul campo, la politica, perché è lì che bisogna agire per cambiare le cose, in politica. Ma non sono all'altezza, non ho idea di cosa voglia dire quel mondo di ricatti e compromessi, quella staffetta di favori e ricambi. Forse già sapere questo, già l'aver intuito le regole del gioco è un'azione valida. D'altronde anche Panagulis, invano, deputato del Parlamento greco, ha poi rinunciato, s'è dimesso per due volte dall'odioso partito, chiudendo per sempre "con la politica dei politici".
"E ora mi odiano all'unanimità: a destra, a sinistra, al centro, all'estrema destra, all'estrema sinistra, e all'estremo centro. Un plebiscito. Sicché se stanotte finissi investito da un camion o avvelenato da un piatto di funghi, non chiederti chi mi ha ammazzato. Mi hanno ammazzato all'unanimità: a destra, a sinistra, al centro, all'estrema destra, all'estrema sinistra, e all'estremo centro".
No alla politica dei politici...no alla politica dei politici.

Posted on mercoledì, settembre 15, 2010 by Unknown

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2 settembre 2010

Ieri pomeriggio, catturata da una delle mie solite voglie da pasticcera, ho provato a fare un dolcetto così da recuperare le mele che lentamente stavano raggrinzendo nel porta frutta.
Le torte di mele sono solite, ovvie e anche noiose da preparare, così ho cercato di farne una un pò più golosa e fortunatamente ho trovato la ricetta giusta.
Visto che anche in cucina faccio sempre di testa mia, vi riporto di seguito le dosi previste dal Libro d'oro dei dolci, da cui ho appunto tratto spunto, ma nel procedimento segnerò le modifiche che ho apportato, e le dosi da me scelte.

6o g zucchero di canna
1 mela (per il fondo) + 1 mela (per l'impasto)
1 cucchiaio di succo di limone
180 g di burro
150 g di zucchero
2 uova
1,2 dl di latte
300 g di farina 00
1 cucchiaino e mezzo di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di bicarbonato
1 cucchiaino di cannella
1 pizz di sale
Per prima cosa preriscaldate il forno a 180° e prendete una teglia, imburratela, foderatela con della carta da forno (mi raccomando senza bagnarla prima) e ri-imburrate anche questa.
Cospargete il fondo con 2 cucchiai di zucchero di canna. Prendete due mele, sbucciatele intere, togliete il torsolo e tagliatele a fettine spesse non più di 5mm così da foderare la tortiera con tanti dischetti di mela.
Spolverate sopra altro zucchero di canna, 2 cucchiai dovrebbero bastare, e spremeteci sopra mezzo limone. Non occorre che lo usiate tutto, quanto basta affinché le mele non si anneriscano.
Mischiate i 300 g di farina con 1 cucchiaino e mezzo di lievito e mezzo cucchiaino di bicarbonato; aggiungete proprio un pizzichino di cannella, circa un quarto di cucchiaino da thè, e poi aggiungete un pizzico di sale.
In un'altra bacinella ammorbidite il burro, 150 g al massimo e lavoratelo con 150 g di zucchero per poi aggiungere, una alla volta, le uova.
Cominciate ad unire i due impasti: aggiungete un terzo della farina già miscelata e mischiate; aggiungete un'altra mela (proverei anche due, così da assaporare la frutta anche nell'impasto) sbucciata e tagliata a pezzettini, aggiungete un pò di latte per ammorbidire e poi aggiungete l'altra farina alternandola con il latte, fino ad ottenere un unico impasto non troppo duro.
La ricetta originale infatti, di cui sopra ho riportato le dosi, prevedeva solo 1,2 dl di latte, ma l'impasto così risultava troppo elastico, quasi come quello della pizza.
Una volta versato il composto nella teglia, infornatelo per 50 minuti.
Una volta finita la cottura, lasciatela ancora in forno per 15 minuti e quando sarà fuori dal forno, mettete un piatto sopra la teglia e ribaltatela; togliete la carta da forno e...

questo è il risultato.
Dentro sofficissima e fuori golosissima, con le caramelle quasi glassate!

Un consiglio, mangiatela tiepida, anzi quasi calda, e se vi va provatela con una salsa alla vaniglia, a specchio su un piattino su cui servire un'abbondante fettona di torta.

Posted on giovedì, settembre 02, 2010 by Unknown

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