Una stroncante febbre a più di 38 mi ha impedito di seguire lucidamente la notte degli Oscar per la quale da settimane avevo prenotato il divano, con posto riservato fronte schermo, poggia braccio a sinistra per blocco appunti e penna, alternando a disposizione smartphone e/o pc con cui twittare, facebookare e postare on my blog.
Tutto saltato, ma grazie a YouTube sono riuscita a recuperare lo spettacolo intero, pur concedendomi qualche intermezzo ronfante come effetto della dose da 1500 mg di tachi al giorno.  Puff.

Bene, direi spettacolo d'apertura carino e simpatico sebbene in stile musical, genere che non apprezzo affatto. Bravò a Neil Patrick Harris, Anna Kendrick (vi ricordate Jessica, l'amica rompi di Bella Swan in Twilight?) e a Jack Black, lui è impossibile dimenticarlo!
Bellissima durante la prova di canto la proiezione a fondo palco degli attori candidati, un bel tributo anche per coloro rimasti a bocca asciutta.
Andiamo al palcoscenico, allestimento dai colori caldi, tra l'oro della statuetta a il rosso del carpet, molto natalizio.
Si entra subito nel vivo con l'assegnazione del premio al miglior attore non protagonista. Lupita Nyong'o, insignita dello stesso premio per 12 anni schiavo, miglior film 2014, fa una piccola gaffe: vuole consegnare "l'attore" anzichè l'oscar. Che carina! Supera subito l'imbarazzo, giusto in tempo per lasciare il microfono ai ringraziamenti di J.K. Simmons, il severissimo professore di Whiplash.

Dopo la performance di Adam Levine, frontman dei Maroon 5, con Lost stars, candidata come miglior canzone per Beginnig Again di John Carney, arriva il secondo premio, italianissimo! Tocca a Milena Canonero la statuetta per i migliori costumi in Gran Budapest Hotel. Elegante, sobria, umile come sempre, un simil trench nero oltre il ginocchio, pantaloni neri ma brillanti, una camicia bianca appena visibile e un unico tocco di colore rosso sulle scarpe. Poche parole pronunciate a mezza voce, tutte di ringraziamento per il regista Wes Anderson, occhi lucidi e tanta emozione, mista quasi a paura per quel microfono a cui non è abituata.

Il sipario non cala e sul palcoscenico appare una candida Reese Witherspoon pronta a consegnare la seconda statuetta allo staff di Grand Budabest Hotel, questa volta come miglior trucco a Frances Hannon e Mark Coulier.

E' la volta di Nicole Kidmann e Chiwetel Ejiofor (protagonista di 12 anni schiavo) per la consegna dell'Oscar che l'anno scorso, tra molte critiche, toccò a La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Un anno dopo lo vince Ida diretto dal polacco, loquace ed emozionatissimo Pawel Pawlikowski che a stento lascia il palco colto da una improvvisa frenesia da ringraziamento.

Arriva poi il secondo stacchetto musicale con Everything is awesome, canzone del The Lego movie cantata da Tegan and Sara feat. The Lonely Island - personalmente non capisco come possa aver guadagnato una nomination, fattostà...

Rimaniamo sui film stranieri, questa volta i cortometraggi. La statuina d'orata tocca a The phone call di Mat Kirkby, corto inglese del 2013 realizzato in low/no budget cui segue a ruota il corto documentario Crisis Hotline: Veterans Press 1 dietto da Ellen Goosenberg Kent.

Gwyneth Paltrow presenta la terza delle cinque candidate alla miglior canzone, I'm not gonna miss you di Glen Campbell in I'll be me.
Da questo momento in poi l'atmosfera si fa decisamente più calda e si sentono avvicinarsi i premi più prestigiosi. Lo si capisce dalla grandissima messa in scena di Neil Patrick Harris che si lancia in una apprezzabilissima parodia di Birdman che prende in prestito il giovane batterista di Whiplash. Ed è proprio al film di Damien Chazelle che va l'Oscar per il miglior sonoro ad opera di Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley, mentre il premio "cugino" il miglior montaggio sonoro va a Alan Robert Murray e Bub Asman per American Sniper.

Jared Leto calca il palcoscenico con il suo ormai consueto look da Jesus Christ superstar -dove la parte da superstar la fa tutta il completo griffatissimo che indossa per l'occasione. L'ex miglior attore non protagonista sta volta consegna la stessa "statuetta al femminile" a una ciecata Patricia Arquette per il suo ruolo in Boyhood. Inforca subito gli occhiali da presbite per riuscire a leggere tutti i ringraziamenti custoditi nella pochette da gala. E con gran sorpresa riserva la chiusura a tutte le donne d'america, invitandole a combattere per farsi valere e per vedere riconosciuto ogni pari ed egual diritto.

Mentre Robert Duval si chiede perché Neil Patrick Harris abbia chiesto di svegliarlo ogni 5 minuti, Diane Warren canta Grateful di Beyond the Lights, altra candidata miglior canzone.
Ma eccoci pronti al successivo Oscar per gli effetti speciali, meritata statuetta a Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter e Scott Fisher per Interstellar.

E' il momento del miglior corto d'animazione, primo Oscar a Patrick Osborne per Feast, seguito dal fratello maggiore Oscar per il miglior film di animazione a Big Hero 6, diretto da Don Hall e Chris Williams.

Arriva poi la terza statuina per Grand Budapest Hotel come miglior scenografia ad opera di Adam Stockhausen, e subito arriva anche la prima delle 9 statuette di Birdman. Per la seconda volta consecutiva Emmanuel Lubezki vince il premio per la miglior fotografia. Nulla di ridire sul serio, anche se un pò tifafo per Unbroken.

A Meryl Streep l'onore di introdurre il consono "in memoriam" omaggio a tutti gli attori, autori, sceneggiatori e professionisti dell'industria cinematografica persi durante l'ultimo anno. Dopo questo momento toccante Naomi Watts e Benedict Cumberbatch riportato in auge gli animi e consegnano l'Oscar al miglior montaggio a Tom Cross per Whiplash.

Con lo stesso passo spedito Jennifer Aniston e David Oyelowo presentano i candidati al miglior film documentario, premio vinto da Citizenfour sotto la regia di Laura Poitras e dopo un breve break pubblicitario ecco l'ultima delle candidate a miglior canzone: il palco del Dolby Theatre riapre con John Stephens e Lonnie Lynn che intonano Glory di Selma - La strada per la libertà. Una performance intensa, profonda e commovente che ha fatto alzare in piedi l'intera sala, platea e gallerie comprese. Dopo neanche un paio di minuti ecco i due musicisti tornare sul palco a ritirare la stra stra stra meritata statuetta d'oro!

Un'insospettabile Lady Gaga, pulita, elegante, sobria e professionale, letteralmente irriconoscibile in un abito da Cinderella, ha riportato in piedi l'auditorium con un personalissimo tributo a Julie Andrews, che molti ancora ricordano nei panni di Mary Poppins o della tata di Tutti insieme appassionatamente. L'attrice britannica, con oltre 60 anni di carriera in attivo è poi salita sul palco visibilmente commossa, pronta ad assegnare l'Oscar per la miglior colonna sonora. Ed ecco arrivare la quarta statuina per Gran Budapest Hotel, premio ritirato dal compositore francese Alexandre Desplat, candidato per lo stesso riconoscimento anche con The Imitation Game.

A un serissimo e rigido Eddie Murphy tocca la consegna dell'Oscar come miglior sceneggiatura originale. Anche qui a contendersi sono dei big, ma la meglio ce l'ha il favoritissmo Birdman, che conta già due statuine al seguito. Il fratellastro del premio, l'Oscar per il miglior sceneggiatura non originale, passa dalle mani di Oprah Winfrey a quelle di Graham Moore per l'adattamento di The Imitation Game. Un discorso raffazzonato il suo, sincopato, privo di ossigeno, a cui certo non serviva inserire il triste riferimento a un passato tentativo di suicidio in età adolescenziale.

Ci siamo quasi, gli ultimi quattro riconoscimenti stanno per essere assegnati e l'amosfera è carica. Ben Affleck, più cupo e meno barbuto del solito sputa quasi subito il verdetto e Alejandro González Iñárritu deve tornare di gran carriera sul palco. Ecco anche la terza statuetta per Birdman, miglior regia.

Cate Blanchette impeccabile come sempre, in un lungo abito nero padroneggia il palcoscenico con il suo sguardo magnetico. Eccola mentre urla di getto quel nome. Eddie Redmayne vince l'Oscar come miglior attore protagonista per La teoria del tutto.
Il testimone passa a un super sexy Matthew McConaughey che assegna a Julianne Moore l'Oscar come miglior attrice protagonista in Still Alice.
La serata volge al termine e Neil Patrick Harris torna al suo posto per aprire la busta con i suoi pronostici. Ruba la scena solo per una manciata di minuti, prima di lasciare il palco a un mostro del cinema hollywoodiano, Sean Penn. E' lui che richiama Iñárritu, la produzione e il cast sul palco. Birdman si aggiudica anche la quarta statuetta rimasta. Birdman è il miglior film dell'anno.