La settimana scorsa son passata in biblioteca a restituire dei libri e mentre attendevo la "responsabile restituzioni" ho fatto una frettolosa passeggiatina tra gli scaffali. Fortunatamente la mia attenzione è caduta su un titolo che mi ritornava...Incompreso.
Cavoli che film meraviglioso: con l'eccellente Margherita Buy, per me una delle migliori attrici italiane, e Luca Zingaretti, altro interprete molto, molto bravo, per non parlare dell'ambientazione toscana, altra terra a me cara e per cui ho un debole innato.
Ho visto il film, la terza versione, costruita come fiction, una sola volta, tanto tempo fa e mi ha rivoltato letteralmente l'anima. Straziato. Ho pianto come poche volte ho fatto, e purtroppo non ho potuto rivederlo.
Ricordando con piacere il film ne ho approfittato e preso il libro, letto il giorno dopo tutto d'un fiato.
Florence Montgomery ha una penna discreta, per nulla pompata ma efficace: racconta la storia di un parlamentare inglese dell'800 alle prese con una famiglia da recuperare. La morte precoce della moglie malata lo lascia da solo con i due figli maschi, il più grande forte, spensierato e introverso, il piccolino di salute molto debole ma sempre caldo e affettuoso.
Nelle pagine scritte la madre non trova spazio come nel film, in cui tutta la prima parte è dedicata al profondo rapporto tra la figura femminile e il primogenito. Ciò nonostante è reso ancor più forte, con qualche richiamo qua e là, mentre i bambini ammirano il ritratto della madre o quando i rimproveri della governante feriscono il maggiore dei due, ricordandogli il vuoto, la perdita subita, che sempre lo difendeva.
Tuttavia il film ha stravolto, come sempre d'altronde, la trama della Montgomery: oltre al fatto che la storia si svolge nell'Italia della seconda metà degli anni '50, senza parlare della seconda storia d'amore del padre, il senso d'allegria perenne, di  spensieratezza e anche d'incoscienza del figlio maggiore, viene completamente abbandonato.
Nella regia di Enrico Oldoini è stata esasperata l'incomprensione del bambino e sottolineata fin troppo la gelosia nei confronti del fratellino, palesemente preferito dal padre.
Credo sia per questo che la lettura non ha sortito gli stessi effetti della visione televisiva, ma mi ha piacevolmente sorpreso, richiamando momenti dell'infanzia, quelli in cui ci si chiede il perché di ogni cosa, elaborando personali teorie o meglio motivazioni bizzarre, atte a giustificare altre stranezze tipiche della mente infantile.
Lo consiglio fortemente a tutti gli amanti della lettura dal cuore tenero, come me, e se potete, leggetelo prima del film. Nel caso non vi abbia convinti, vi linko qualche altra recensione.