Si è tenuto ieri pomeriggio alle 17.30 nell'aula del consiglio comunale di Gorizia l'incontro pubblico organizzato dal Gruppo consiliare del Partito Democratico "Problema dei richiedenti asilo a Gorizia: quali soluzioni praticabili?
Giuseppe Cingolani, capogruppo consiliare, dopo aver chiesto un minuto di silenzio per le vittime di Parigi e Nigeria, è passato subito a spiegare il perchè di un incontro del genere, pensato soprattutto per dare informazioni e risposte a una cittadinanza locale fortemente colpita dalla situazione. "Vogliamo evitare di strumentalizzare il problema e di creare polemiche sterili – ha ribadito più volte Cingolani – siamo però a favore di un confronto costruttivo tra i diversi livelli istituzionali e con la stessa popolazione".

I richiedenti asilo presenti nella provincia di Gorizia sono tanti. Non sono solo profughi che scappano da paesi immediatamente confinanti. Gorizia è il primo ingresso da nord est per l'Italia ed è ancora l'unica commissione competente per le richieste di asilo avanzate in tutto il triveneto. A prescindere quindi dal motivo per cui questi immigrati sono scappati dalle loro terre, la loro presenza sul territorio comunale è così spiegata. 
Le questioni presentate da Cingolani e poi affrontate songolarmente dai vari rappresentanti istituzionali sono state varie: è possibile ridurre l'arrivo dei richiedenti asilo a Gorizia che oggi è pari a quasi la metà di quelli presenti in tutta la regione? Come è possibile attuare un programma di accoglienza diffusa e non concentrare queste presenze in un unico territorio, o meglio, nella fattispecie tra Gorizia e Gradisca? Come è possibile velocizzare le procedure per l'accettazione delle richieste e la prima accoglienza, evitando così ghettizzazioni, rischi igienico-sanitari e rimedi temporanei di sistemazione problematica dal punto di vista sia economico che logistico?

il sindaco Ettore Romoli ha preso subito la parola per ribadire quanto già detto ai tempi della tendopoli di via Brass: "Il problema non sono gli immigrati in sè, ma la loro concentrazione. In momenti di difficoltà come quelli vissuti da Gorizia c'era e c'è bisogno di soluzioni semplici e attuabili in breve tempo. Cosa dobbiamo fare per gli attuali 500 richiedenti asilo presenti in  città?" Sono tanti, la burocrazia è lunga e i tempi si dilatano, costringendo a trovare soluzioni che, siccome temporanee, non possono che rivelarsi inadeguate. Il problema non è il dover offrire accoglienza; "basti pensare che – ha continuato il primo cittadino – ben prima della grande ondata dei mesi scorsi, l'Hotel Internazionale già ospitava una cinquantina di richiedenti, eppure non erano un problema, nessuno quasi ne era a conoscenza, proprio perchè l'esiguità delle presenze non creava problemi di tipo gestionale". 

A seguire Gianfranco Schiavone, membro del direttivo nazionale dell'Asgi (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) e referente del gruppo asilo e immigrazione, è passato ad illustrare il fenomeno a livello mondiale, inquadrandolo poi a livello nazionale e locale.
In particolare ha citato il grande aumento negli ultimi anni delle domande di asilo, che contrariamente a quanto si pensi, provengono per lo più da Paesi del nord del mondo. In primis Afghanistan e Siria, solo per citare i due più rilevanti numericamente parlando. Tuttavia, tra i 10 Paesi che registrano il numero più alto di profughi, non sono quasi presenti gli sati europei, ben superati dal Pakistan e dal Libano, con il primato detenuto da quest'ultimo per il rapporto rifugiati/abitanti (ad oggi pari quasi a 1:5). "Quanto alla posizione dell'Italia per il numero di domande d'asilo presentate, siamo appena quinti con uno scarto notevole con i primi paesi europei, nell'ordine Germania, Francia, Svezia e Regno Unito". 
I dati  recenti registrano però un aumento significativo dell'arrivo di profughi, del loro passaggio e soprattutto delle domande d'asilo presentate, pari a circa 45 mila, con un aumento del 55% rispetto al 2013 per quelle formulate da profughi afghani. "E' una brusca accelerazione dovuta all'inerzia della situazione precedente, ma non si tratta e non possiamo parlare di emergenza immigrati, men che meno di fronte a un tasso che si attesta sullo 0,086 per abitante ed un totale regionale pari a 1322 persone".
 Gli ultimi aggiornamenti disponibili sul sito della prefettura di Trieste confermano Gorizia la città che in proporzione ha il maggior numero di richiedenti, dato comprensibile considerata la prossimità al confine e la competenza specifica della prefettura locale. Il dott. Schiavone ha anche anticipato i caratteri del nuovo piano regionale in materia di accoglienza, conforme a quello nazionale che prevede l'introduzione, a partire dal 2015, di nuove norme di recepimento delle direttive europee che permetteranno di superare il fallimentare modello dei CARA a favore di un sistema di accoglienza diffusa che consentirà il trasferimento di competenze specifiche ai comuni per i servizi alla persona, pagati con fondi statali. 

In rappresentanza della giunta regionale, l'assessore Gianni Torrenti ha spiegato come, in un'ottica futura, la Regiona potrà accompagnare il percorso tra prefettura e ministero, rimanendo quest'ultimo l'unico direttamente competente in materia. L'assessore si è poi soffermato sulla questione caserme, da molti individuate come possibili immobili destinabili all'accoglienza. "Molti di voi sanno che si tratta di strutture grandi, vecchie e in situazioni di degrado. Oltre ai costi delle eventuali ristrutturazioni andrebbero considerati anche quelli di gestione e sorveglianza continua. Senza contare poi l'impatto che una simile concentrazione avrebbe sul territorio". Questo è un modello da superare auspicando l'avvio del sistema ad accoglienza diffusa che "non va intesa come generosità" semmai solidarietà nei confronti dei cittadini e delle amministrazioni comunali coinvolte. 

Al prefetto Vittorio Zappalorto Giuseppe Cingolani ha rivolto le domande più spinose legate anche al futuro del CARA e alla questione tuttora irrisolta del mancato pagamento dei collaboratori del centro. Si tratta di una situazione che vede la prefettura impotente e impossibilitata ad agire contro un consorzio, Connecting people, dimostrato incapace di amministrare il centro, a cui però non è possibile revocare la gestione in quanto vincitore, seppur a seguito di ricorso, della gara d'appalto allora indetta.  
"Quanto alle soluzioni future posso dire che ad oggi sono già state fatte riunioni con vari sindaci e ho colto prima di tutto una vera presa di coscienza. Sebbene alcuni comuni abbiano già individuato varie strutture in cui distribuire le presenze in questione, non si tratta di soluzioni immediatamente disponibili; i tempi per andare a regime saranno lunghi: oltre alla disponibilità dei sindaci, delle giunte e delle strutture in sè, dovranno essere fatte delle gare di appalto per l'assegnazione dei lavori ecc. Con l'ausilio delle Onlus locali più esperte, con la volontà di tutti i sindaci e di tutte le amministrazioni penso che la questione potrà risolversi nel migliore dei modi, ma non subito". 

Prima del dibattito aperto alle domande del pubblico, Cingolani ha dato la parola al presidente della Provincia Enrico Gherghetta che, con vena polemica, ha dichiarato di non voler più proseguire la discussione difendendo e giustificando quanto fatto finora senza mettere prima in chiaro il reale problema: "Lo Stato ha scaricato al territorio i richiedenti asilo. La legge Bossi-FIni e poi la Turco-Napolitano volevano ritardare il sistema per dissuadere gli arrivi, ma non è servito a nulla e ora é troppo tardi. Dobbiamo essere capaci – ha proseguito il presidente - di affrontare il processo di selezione e quello di accoglienza in due settimane al massimo. Per farlo lo Stato non può che quadruplicare le commissioni attualmente esistenti, soluzione infinitamente più economica delle ristrutturazioni, dei bandi, dei costi di gestione e quant'altro". La soluzione proposta si baserebbe su un solido meccanismo di intelligence atto ad evitare ingressi e permanenze di persone non meritevoli e/o pericolose. "Ti prego Gianni – ha concluso Gherghetta riferendosi al collega Torrenti - di spingere di più a livello regionale perchè ci vuole una più equa distribuzione, ci vuole un potere regionale o un commissario di governo che si spinga oltre a quanto fatto. Perchè non può stare in piedi l'idea di un'economia costruita sulla presenza di richiedenti asilo".