La mia famiglia ha da poco dato un appartamento in affitto a due coppie bengalesi. I due capi famiglia, fratelli operai che lavorano nel monfalconese, sono molto piccoli di statura, gentili nei modi, timidi e impacciati con la lingua, ma capaci di farsi capire, seppur con fatica,
Per cambiare residenza i due fratelli hanno dovuto recarsi in questura, accompagnati da un proprietario dell'immobile. 
Mia madre quel giorno era con loro. 
Ha assistito ai maltrattamenti verbali cui sono stati sottoposti. Ha sentito le intimidazioni urlate loro. Ha risposto stizzita alle domande del poliziotto che chiedeva prove della regolare ospitalità e ha visto in seguito lo stesso agente stracciare i documenti presentati dai due uomini dopo aver appurato la già avvenuta archiviazione della pratica. 
Mia madre li ha poi accompagnati all'anagrafe per procedere con il rinnovo del permesso di soggiorno. Mentre attraversava la strada ha notato posare su di lei e sui due uomini parecchi sguardi di varia natura. 
"Sai perchè ti guardano?" Gli ha detto uno dei nostri affittuari, il maggiore dei fratelli.
Mia madre, forse ingenua o forse incredula, ha chiesto "Perchè?"
"Perchè tu sei bianca...e sei con noi"
Io non ero presente, me l'ha raccontato mia madre al telefono un paio d'ore dopo l'accaduto. 
Mi sono sentita inerme, affranta; dopo la commozione ho provato profonda vergogna. 
Una comunità del genere non mi appartiene. Io non le appartengo.