Per l'ex Iena di Italia 1 ho sempre avuto un debole, nonostante il suo modo un pò irritante di esasperare sarcasmi e faccette. Le stesse faccette che in questo film hanno fatto la differenza. In che senso? Nel senso che le espressioni dei due Arturo, quello bambino interpretato da Alex Bisconti e quello adulto interpretato, appunto, da Pif, erano davvero molto simili, mai eccessive e molto, molto ben studiate, tanto da dare quel valore aggiunto alla visione a volte disturbata dalla voce narrante.
Mi aspettavo un filmetto molto leggero, ridicolo, brioso, un pò demodé (leggi scontato) invece mi sono piacevolmente ricreduta. Intendiamoci, leggero e brioso sì, ma con sfumature grottesche, volute immagino, dato il continuo susseguirsi tra picchi di ilarità e profonda amarezza.
E' un film sulla mafia, non giriamoci intorno. La mafia degli anni '70, '80 e '90, che ha terrorizzato Palermo e messo in ginocchio l'Italia, all'epoca Paese fortemente diviso, depredato dalle continue lotte di piazza tra gruppi armati di destra e sinistra, confuso, coccolato e assecondato dalla grande mamma Democrazia Cristiana. E le mamme, si sa, la maggior parte delle volte sono complici, coprono le malefatte, scendono a compromessi e poi, in segreto, tradiscono.
C'è tutto questo in "La mafia uccide solo d'estate", dove frammenti di storia politica italiana vengono raccontati attraverso gli occhi di un bambino curioso e intelligente. Innamorato prima di Andreotti poi di Flora, Arturo insegue a tentoni l'ambizione giornalistica perdendo, lungo la dura strada della crescita, la tenera e ingenua visione fanciullesca.
E' un film più di contenuto che di forma: tecnica di ripresa senza sorprese, qualche bell'inquadratura con macchina a spalla, il montaggio è abbastanza intuitivo mentre l'uso di scene di repertorio è veramente toccante, azzeccatissimo.
Lo consiglio senz'altro; è una di quelle opere impegnate che, attraverso sorrisi ironici, documenta e informa, preferendo una costruttiva presa di coscienza alla sterile drammatizzazione dei fatti.
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