E' la quarta volta che cerco di scrivere un post dopo mesi di silenzio ma tra un impegno, una corsa, una cacciata e mille altre imprevisti non ci sono riuscita.
Ebbene che ho fatto in queste lunghe settimane? Esami, esami e ancora esami, qualche tesina e ho preso tante, ma tante incazzature.
Tra le cose che più mi irritano ci sono la mancanza di rispetto e l'indifferenza, e pare che Verona ne abbondi.
Non c'è rispetto per chi studia, non c'è rispetto per chi fa la fila in farmacia, non c'è rispetto per chi cammina per strada e neanche per chi mangia in santa pace.
A Trieste non mi è mai successo di essere sbattuta fuori da un'aula da bidelli sofferenti di eiaculazione precoce che, godendo nell'idea di proseguire l'ozio perdurato nelle ore di lavoro davanti a un pc spento, mai acceso nei loro anni di "onorato servizio", si portano avanti con la chiusura dell'edificio che dovrebbe rimanere aperto fino alle 19:30. Ma alle 17 tin tin tin tin, si sente il mazzo di chiavi avvicinarsi alla porta, percorrendo il lungo corridoio e, una volta aperta, si vede la solita faccia di cazzo che con voce gracchiante dice: "Vi pregherei gentilmente di uscire, devo chiudere l'aula".
Ahahahahaha faccio notare che come riferitomi dalla presidenza lui non deve un bel corno e io posso rimanere in aula fino alle 18:30 almeno, badate bene almeno, ma il fottutissimo fancazzista non vuole sentire ragioni, chiedo nominativo suo e del suo superiore, ma lui chiude comunque l'aula. Più volte la presidenza ha ripetuto che la cosa era inammissibile e che avrei dovuto continuare a protestare contro i bidelli, ma...parole parole parole, parole parole parole....cantava Mina. In pratica i superiori non hanno fatto nulla per rimettere ai loro posti Cip veronese cafone e Ciop terrone trasandato.
A Trieste non mi è mai successo che in biblioteca non potessi studiare per assenza di posti o per il gran baccano o per la dipendente fuori di testa che togliesse computer, quaderni, libri o altri effetti personali dal tavolo se il proprietario si allontanasse per più di venti minuti.
A Trieste non mi è mai successo che il sabato mattina, alle 9:00, dopo già un'ora di studio all'Università, dei docenti e dipendenti si permettessero di dire: "Non è un problema lei se lei studia, e per di più se lo fa qui vicino alle macchinette del caffè dove è lecito parlare". Parlare esatto, non urlare e strepitare per i risultati della partita della sera prima o per i cazzacci vostri o perché dovete parlarvi sopra per far valere la vostra. Se lo fate, pur vedendo che c'è gente che studia...siete degli s.ro..i
A Trieste non mi è mai successo neanche che due, tre, quattro, cinque...e adesso me par troppe...vecchiette mi superassero in farmacia, sorridendomi addirittura. Ma che bella presa per il culo quando poi, anche i farmacisti, se ne sbattono nel vedere che aspetti da 20 minuti e continuano a servire le puzzolenti piumate incartapecorite. E guai a far notare la cosa, ti si risponde: "Beh, se sei in fila da tanto perché non lo dici che sei prima tu?"
Ma fottutissima testa di c.z.o, vecchia b..ldr...a, maleducata v.ron..e leghista di m...a NON VEDI CHE SONO IN FILA???? Devo dirtelo io che ci sono e quindi che devi piazzarti dopo di me, né prima né accanto?!?!
A Trieste non mi era mai capitato che i bambini, camminando sul marciapiede, con l'ombrello aperto per la pioggia, conficcassero uno degli agganci tra i miei capelli e continuassero a tirare camminando pur sentendo le mie urla.
A Trieste...ah, mia cara Trieste. Non avrei mai pensato di dirlo, anche perché lì xe più pazzi che altro, ma sempre mejo de qua, dove i par tutti normali ma menefreghisti come no go mai visto!
Che brutta parte d'Italia, si fa quel che si vuole, come e quando si vuole perché chi rispetta le regole è solo un fesso.
E allora sarò sempre e comunque una fessa, la prima tra i pochi rimasti.