La professoressa di artistica entra in aula: "Ragazzi oggi abbiamo il compito in classe no?!"
Gli alunni all'unisono negano.
"Non dite di no, l'ho anche segnato sul registro".
La professoressa controlla, fissa la pagina per una manciata di secondi e poi: "Non so chi sia stato, ma poteva almeno cancellare come Dio comanda".
Quando mia sorella me l'ha detto non volevo crederci.
Pare che una compagna della classe di Laura abbia cancellato l'appunto sul registro di sua iniziativa, ma con l'accordo, più o meno esplicito, dei suoi compagni.
Ovviamente acqua in bocca, l'omertà dovrebbe ormai essere uno dei fondamenti costituzionali di questo paese che scivola, scivola e va via.
Ma direi anche che la reazione della docente è stata sproporzionata, per difetto.
Si è infatti limitata a interrogare tutta la classe, e per interrogare intendo rivolgere due domandine su un argomento a scelta tra quelli trattati.
Per farvi capire, mia sorella ha preso 7,5 semplicemente descrivendo a grandissime linee il mosaico La Trinità del Masaccio e aggiungendo qualche parola sulla prospettiva e il senso della rappresentazione de L'ultima cena di Leonardo da Vinci.
Io dico, in una classe terza del liceo, anche se si tratta del Buonarroti di Monfalcone, pessimo per fama e qualità d'insegnamento, è inammissibile che gli studenti anche solo concepiscano di fare cose del genere, ed è ancor peggio che non ricevano una punizione esemplare.
Fosse successo in una qualsiasi classe dell'ITG di Trieste che ho frequentato, credo proprio che i provvedimenti presi dal primo all'ultimo dei docenti sarebbero stati molto più severi: un bel 2 sul registro a tutti, giusto per cominciare; una nota disciplinare sul libretto ed eventualmente comunicata in presidenza; come minimo una provetta flash all'istante con domande anche al di fuori del programma svolto; e una settimana sicura di provette, interrogazioni, progetti e tavole da consegnare corredate da calcoli, computi metrici e lucidi a china.
Altro che voti regalati.
Mi chiedo come crescono questi giovani. In terza liceo, dove la media è tra i 16 e i 17 anni, si presume capiscano la differenza tra giusto e sbagliato, tra libertà e doveri.
Ormai credono di poter fare quello che vogliono, come e quando vogliono, non esistono paletti, il rispetto è obsoleto e persistono in atteggiamenti impertinenti convinti che la scorciatoia sia la strada migliore.
Considerata però la reazione praticamente nulla della docente, mi vien da pensare che, tutto sommato, quello che i giovani fanno è quanto viene loro concesso.
E' il sistema educativo che non va, da quello scolastico a quello familiare.
Ben inteso, ci includo anche mia sorella!