Giovedì 16 ho dato il terzultimo esame, Psicologia delle organizzazioni e comunicazione pubblicitaria con il prof. Bellotto, una sagoma di uomo come pochi!
Al momento attendo impaziente i risultati e intanto comincio a buttar giù qualche riassunto per il prossimo esame, Sistemi di recupero delle informazioni che, a quanto dicono i miei compagni di corso, sarà un parto!
Le restanti giornate che mi separano dalla laurea saranno divise tra l'attesa del transcript of records, il documento che attesta la riuscita degli esami fatti all'estero, essenziale per portare avanti il mio piano di studi e proseguire con la registrazione dei voti; la rimessa in sesto degli addominali, da troooooooppo tempo a riposo; la ricerca di un lavoretto che mi garantisca l'autonomia minima indispensabile; e il corso di formazione apistica che inizierà sabato 25 (grazie al papi qualcosina la so già, ma con il corso e l'esperienza diretta cercherò di diventare una vera apicoltrice).
Certo dovrò anche buttare giù qualche riga per la tesi, ma che tesi se ancora non ho un relatore? Questa una delle tante rogne dell'Università di Verona e non una da poco. 
Nel caso non andasse in porto l'idea che avevo, cercherò di riparare in un'altra tesi in diritto, direi poco entusiasmante, o in una tesi in psicologia pubblicitaria con focus sulle ricerche di marketing e mercato e gli effetti sul pubblico consumatore, già più vendibile per un futuro lavorativo, anche interessante, però...c'è sempre un però.
Nella mia ultima capatina a Verona mi son ricordata cose che avevo rimosso: la scortesia del personale amministrativo, la rozzezza dei veronesi, la scortesia, presunzione e mania d'onnipotena dei professori giornalisti.
Non posso fare nomi, come si suol dire, si dice il peccato ma non il peccatore:
per velocizzare le pratiche di registrazione dello stage e riconoscimento dei cfu, ho cercato di organizzare un incontro con il tutor didattico che mi ha risposto solo perché sollecitato da una conoscenza in comune. L'appuntamento però è stato imposto più che concordato secondo i comodi e le esigenze del docente, che si è del tutto disinteressato delle mie condizioni di studentessa fuori sede.
Alla fine l'ho raggiunto sul suo posto di lavoro, dopo le 18, come indicatomi, ho dovuto attendere che l'accoglienza mi registrasse, mi desse il badge e che il professore mi ricevesse, per poi dirmi: "Devi laurearti a breve te che hai così tanta fretta?" Credo non occorra che io commenti...
Ma altri compagni mi hanno comunicato perle migliori di questi elementi, provincialotti pieni di sé, altezzosi e saccenti, entrati in un circolo autoreferenziale che li spaccia per competenti. Ma che professionista è un giornalista che dice a una stagista di un'altra struttura: "Questa conferenza è una palla. Prendi bene gli appunti, fa un bel comunicato, così poi lo copio pari pari sul giornale"? Anche in questo caso non sprecherei altre parole.
Ecco perché in Italia la formazione universitaria è quello che è, perché pochi sono i professionisti, i competenti seri, i veri guru da seguire, e molti sono i profani, i "conoscitori della materia" che servono a coprire qualche buco qua e là nelle diverse facoltà.
E io pago...e aspetto: aspetto che un professore si degni di firmarmi un attestazione di conclusione stage, aspetto che un altro mi risponda almeno per confermare o meno la possibilità di seguirmi come relatore, aspetto che l'ufficio diritto allo studio, dopo due anni, mi dia il benedetto premio di laurea, ben 500euro, aspetto che mi arrivi la seconda rata della borsa di studio erasmus.
Aspetto e aspetto, intanto pago.