Una caterva di tempo è passata dal mio ultimo post. Inutile dire che è stata tutta colpa degli ultimi esami e della faticosissima tesi di laurea. Ma ora, a meno di una settimana dalla discussione, forte di un sano, meritato e goduto riposo, posso dire: che palle mi annoio!
Nessuna scadenza, nessun obiettivo specifico e imminente, nessuna pressione costante. Voglio dire, certo che ora l'obiettivo è trovare lavoro, certo che ho la pressione delle mie aspettative future a stressarmi, ma non è come prima, quando scandivo le giornate organizzandomi tra pagine e capitoli, riassunti e ripetizione a voce alta. Ora tutto è come fosse indefinito, come se galleggiasse sulla mia testa, una specie di nuvola di fantozzi che però non mi fa i dispetti, non mi insegue. Sta li, inerme.
Di progetti ne ho un'infinità ma come al solito per scaramanzia mi cucio la bocca. Do qualche indizio: cinema, api, libro...di più non posso dire.
Ma veniamo a noi, anche se con questo post posso dire che si apra un nuovo capitolo della mia vita sul web, credo sia doveroso fare un resoconto dell'ultimo, toccante, agognato episodio di "Iole e L'università di Verona" o, se fosse stata una serie televisiva, anzi una sit-com stile The big bang theory, "How I would like to fuck students".
Giovedì 15 novembre ho detto addio alla vita da studentessa e sfondato la porta d'ingresso al mondo dei disoccupati con un pesantissimo 110 e lode.
Il terrorismo psicologico che il mio relatore, presidente di commissione di laurea (che culo!) mi aveva fatto per tutti i mesi precedenti forse serviva a non darmi false speranze e in effetti sono arrivata a giovedì disarmata, pronta a beccarmi anche un punto soltanto, in barba alla tesi che avevo preparato tra sudore e lacrime. Minoranze e tutela linguistica: il caso della Rai in Friuli Venezia Giulia questo il titolo delle 260 faticosissime pagine, scritte e ri-ri-rilette da me, il mio preziosissimo moroso nonché grafico e in parte dal mio relatore. Il tema ha suscitato diverse polemiche tra i docenti veneti, compresa la mia controrelatrice che all'incontro avvenuto solo due giorni prima della discussione mi ha delusa con una perla del tipo "Spero per lei signorina che non ci siano altri veneti come me in commissione, perché se dobbiamo sentire che la sua regione autonoma ha sofferto dei tagli, noi cosa dovremmo dire? non abbiamo i privilegi della sua regione e abbiamo subito tagli peggiori." Potevo aspettarmi di meglio? Rassegnata a sentire baggianate tipo questa durante la mia discussione, giovedì mattina arrivo trepidante in sede, con ancora un punto interrogativo: da quanto parto? secondo i miei calcoli da 105 a cui avrebbero aggiunto un punto vista la laurea in corso regolare, ma né la segreteria studenti, né la presidenza hanno saputo darmi info precise. Solo dopo la discussione il mio relatore mi comunica un 105,11 di partenza. I restanti punti si son aggiunti da sè credo, a giudicare dalle valanghe di 110 e lode che sono stati dati a quasi tutti i laureandi del mio corso magistrale.
Il pranzo con i parenti, la festa serale con gli amici (tutti troppo stanchi per stare al mio passo), gli auguri e le foto, tutti fronzoli ed elementi di contorno. La sostanza è un'altra: ho un titolo rispettabile ma poco vendibile, garanzie di successo nessuna, profilo professionale quasi inesistente e una serie infinita di possibilità di cui solo una piccola parte è coerente o affine al mio percorso universitario.
Ecco perché tra la noia e la depressione penso: il sistema fa schifo, ci vuole qualcuno con le palle per demolirlo e con le palle ancora più grosse per ricostruirlo a dovere. Ammesso che esista, nel frattempo che faccio? Cinema, api, libri...ma non posso dir altro!