28 febbraio 2011

Il 14 dicembre ho assistito in diretta dal Corriere Tv al voto di fiducia (che speravo fosse di sfiducia) al governo del nostro ahimè presidente del consiglio.
Tralasciando l'indecente comportamento della maggioranza parlamentare al visione dei 3 compratissimi voti in più dalla loro, ciò che ancora mi dà la nausea è l'indifferenza (o ignoranza), il disinteresse (o alienazione) degli italiani, gli stessi che potrebbero porre fine allo scempio che il Bel Paese sta subendo.
Lo stesso Paese che soli 150 anni si era destato, quel Paese la cui storia Benigni ci ha riassunto il 17 febbraio scorso, l'identico Paese che oggi pare drogato anzi anestetizzato. Nulla fa più effetto, la soglia della sopportazione si è elevata tanto quanto quella della decenza si è eclissata, precipitata a livelli inimmaginabili.
E quando sento gente che dice: "ma ognuno a casa sua fa quello che vuole" mi viene la pelle d'oca. Un reato, come definito, stabilito e sanzionato dai nostri due codici, rimane tale anche tra le mura domestiche.
La pelle mi si accappona anche quando vedo la gente davanti ai Palazzi di Giustizia a urlare quanto riportato sui cartelli che brandiscono o che si son appesi al collo: Silvio devi resistere, resistere, resistere. 
A parte il fatto che non concordo con questo uso ormai comune anche nelle testate nazionali di indicare un rappresentante della volontà popolare, una carica statale, con il proprio nome (con lui no go mai manià, e dubito che manierò, pasta e fasoi de Pepi), mi vien da pensare se gli stessi che lo difendono abbiano qualche neurone in testa. Ma mi rispondo da sola quando, al servizio del Tg di Canale 5 di ieri, sullo show del presidente del consiglio al Congresso del Pri e dei Cristiano riformisti, vedo tutti applaudirlo gonfi d'orgoglio e di riconoscenza al suo invito al bunga bunga.
No comment.
E quando affonda sull'istituzione pubblica, come hanno scritto molti giornali, dicendo: “Educare i figli liberamente vuol dire di non esser costretto a mandarli a scuola in una scuola di stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli”? A che principi si sta riferendo lui che ci ha dimostrato più e più volte di non sapere neanche cosa siano? 
Per non parlare delle ciarlatane considerazioni che fa sulla famiglia e sulle adozioni a coppie gay o singol.
E la gente ad applaudire, lì come a casa propria rincoglionendosi con programmi come Matrix, Porta a Porta, Uomini e donne, Domenica In e chi più ne ha ne metta.







Posted on lunedì, febbraio 28, 2011 by Unknown

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Poche mattine fà ho visto su Canale 5 la pubblicità de I diari del Duce, editi Bompiani, che Libero pubblicherà a partire da questa settimana in allegato al quotidiano.
Al di là della falsità di questi cimeli storici, che a Belpietro e Feltri poco sembra importare, la cosa che mi ha lasciata perplessa è stata la presenza, voce e volto, dei due "giornalisti" in una pubblicità. A rigor deontologico, collegandosi alle esigenze di autonomia e credibilità del giornalista, esistono precise norme che pretendono il professionista estraneo da iniziative a carattere pubblicitario.
Considerato che i requisiti di credibilità e autonomia nei due personaggi su citati non sussistono allora il problema non si pone.
Questo caso viola le norme e le disposizioni presenti nella Carta dei doveri del giornalista (norme puramente etiche, non prevedendo sanzioni penali e civili ma solo disciplinari) che impediscono a quest'ultimo di fare da testimonial ad iniziative pubblicitarie a meno che non si tratti di pubblicità a scopi sociali, culturali, umanitari, religiosi e artistici.
Segnalo in merito il post di difesa dell'informazione dedicato alla deontologia del giornalista.




Posted on lunedì, febbraio 28, 2011 by Unknown

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22 febbraio 2011

Scompaiono testate, i giornalisti vengono imbavagliati da leggi assurde e anche i meno probabili si fanno corrompere.
Sta volta la cosa mi ha coinvolto personalmente visto che la testata per la quale collaboravo ha cambiato rotta o meglio, era quello che voleva l'editore che sin dal primo numero aveva detto: "Il Tuono è un giornale per tutti,  libero e nuovissimo perché seguirà le tre antiche regole cavalleresche: dire la verità, non avere paura, proteggere i più deboli.Dovrebbero essere tre princìpi normali del vivere, ma nel silenzio malsano delle corruzioni imperanti diventano fragorosi come, appunto, il tuono". Vi lascio immaginare il fragore che io e tutti gli altri collaboratori de Il Tuono abbiamo sentito quando, dopo le vacanze natalizie ci è stato detto dal direttore che l'editore aveva letteralmente impedito la pubblicazione del numero 32 del settimanale.
Il motivo? Ve lo spiega Roberto Giurastante in Malaffare a Trieste: nuovi spunti nel libro-inchiesta di Giurastante, postato nella nuova testata on line in cui collaboro, La Voce di Trieste.

Posted on martedì, febbraio 22, 2011 by Unknown

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21 febbraio 2011

E' la quarta volta che cerco di scrivere un post dopo mesi di silenzio ma tra un impegno, una corsa, una cacciata e mille altre imprevisti non ci sono riuscita.
Ebbene che ho fatto in queste lunghe settimane? Esami, esami e ancora esami, qualche tesina e ho preso tante, ma tante incazzature.
Tra le cose che più mi irritano ci sono la mancanza di rispetto e l'indifferenza, e pare che Verona ne abbondi.
Non c'è rispetto per chi studia, non c'è rispetto per chi fa la fila in farmacia, non c'è rispetto per chi cammina per strada e neanche per chi mangia in santa pace.
A Trieste non mi è mai successo di essere sbattuta fuori da un'aula da bidelli sofferenti di eiaculazione precoce che, godendo nell'idea di proseguire l'ozio perdurato nelle ore di lavoro davanti a un pc spento, mai acceso nei loro anni di "onorato servizio", si portano avanti con la chiusura dell'edificio che dovrebbe rimanere aperto fino alle 19:30. Ma alle 17 tin tin tin tin, si sente il mazzo di chiavi avvicinarsi alla porta, percorrendo il lungo corridoio e, una volta aperta, si vede la solita faccia di cazzo che con voce gracchiante dice: "Vi pregherei gentilmente di uscire, devo chiudere l'aula".
Ahahahahaha faccio notare che come riferitomi dalla presidenza lui non deve un bel corno e io posso rimanere in aula fino alle 18:30 almeno, badate bene almeno, ma il fottutissimo fancazzista non vuole sentire ragioni, chiedo nominativo suo e del suo superiore, ma lui chiude comunque l'aula. Più volte la presidenza ha ripetuto che la cosa era inammissibile e che avrei dovuto continuare a protestare contro i bidelli, ma...parole parole parole, parole parole parole....cantava Mina. In pratica i superiori non hanno fatto nulla per rimettere ai loro posti Cip veronese cafone e Ciop terrone trasandato.
A Trieste non mi è mai successo che in biblioteca non potessi studiare per assenza di posti o per il gran baccano o per la dipendente fuori di testa che togliesse computer, quaderni, libri o altri effetti personali dal tavolo se il proprietario si allontanasse per più di venti minuti.
A Trieste non mi è mai successo che il sabato mattina, alle 9:00, dopo già un'ora di studio all'Università, dei docenti e dipendenti si permettessero di dire: "Non è un problema lei se lei studia, e per di più se lo fa qui vicino alle macchinette del caffè dove è lecito parlare". Parlare esatto, non urlare e strepitare per i risultati della partita della sera prima o per i cazzacci vostri o perché dovete parlarvi sopra per far valere la vostra. Se lo fate, pur vedendo che c'è gente che studia...siete degli s.ro..i
A Trieste non mi è mai successo neanche che due, tre, quattro, cinque...e adesso me par troppe...vecchiette mi superassero in farmacia, sorridendomi addirittura. Ma che bella presa per il culo quando poi, anche i farmacisti, se ne sbattono nel vedere che aspetti da 20 minuti e continuano a servire le puzzolenti piumate incartapecorite. E guai a far notare la cosa, ti si risponde: "Beh, se sei in fila da tanto perché non lo dici che sei prima tu?"
Ma fottutissima testa di c.z.o, vecchia b..ldr...a, maleducata v.ron..e leghista di m...a NON VEDI CHE SONO IN FILA???? Devo dirtelo io che ci sono e quindi che devi piazzarti dopo di me, né prima né accanto?!?!
A Trieste non mi era mai capitato che i bambini, camminando sul marciapiede, con l'ombrello aperto per la pioggia, conficcassero uno degli agganci tra i miei capelli e continuassero a tirare camminando pur sentendo le mie urla.
A Trieste...ah, mia cara Trieste. Non avrei mai pensato di dirlo, anche perché lì xe più pazzi che altro, ma sempre mejo de qua, dove i par tutti normali ma menefreghisti come no go mai visto!
Che brutta parte d'Italia, si fa quel che si vuole, come e quando si vuole perché chi rispetta le regole è solo un fesso.
E allora sarò sempre e comunque una fessa, la prima tra i pochi rimasti.


Posted on lunedì, febbraio 21, 2011 by Unknown

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